Non è mai tanto lunga questa rubrica che rende l'estremo omaggio a un
artista appena scomparso. Ma come fare a rendere omaggio a Lucio Dalla in
così poche righe? E non solo per la sua sterminata discografia. Lucio è
stato un vero e proprio artista che ha nobilitato il pop e la cosiddetta
canzonetta: l'ha fatto tutto in punta di piedi, prima come eclettico
interprete del beat senza essere un vero beatnik, dopo come cantore della
nuova realtà alienata attraverso l'arte di Roberto Roversi, alterego di
Pasolini, quindi come cantautore in toto, che giocava con il linguaggio e
regalava sempre nuovi colori alla tavolozza della canzone d'autore, sospesa
tra una epifania grottesca del reale e una esplosione di vitalità
(inquadrata dal punto di vista della gente comune) altrimenti inesprimibile.
Esaltando l'emozione dei sodalizi artistici, e dei battesimi di nuovi
talenti, e del piacere di ritrovarsi insieme con la musica attraverso
un'idea mai banale e sempre moderna del concerto dal vivo, Lucio è entrato
nell'immaginario collettivo come un uomo mite e buono, antidivo per
eccellenza, che aveva nel suo aspetto trasandato e a volte goffo la carta
d'identità della sua stessa arte, sincera e incondizionata, come la sua
abilità nel diventare il migliore scatman italiano. Il suo amore per il jazz
era sempre sussurrato al punto che la sua indole pop non ne usciva mai
ridimensionata a un ruolo comprimario. Lucio Dalla, per dirla dal lato della
gente comune, ci ha lasciato tanta buona musica, tante canzoni che
andrebbero insegnate nelle scuole ma anche nelle accademie di composizione
e nei manuali del perfetto arrangiatore, attorniato com'era dai migliori
turnisti sulla piazza, alcuni scoperti da lui stesso.
Mi piace ricordarlo con una compilation volutamente breve che alterni brani
molto popolari (non tutti) ad autentiche perle disseminate nella sua
discografia degli anni d'oro: senza nulla togliere alle sue produzioni
recenti, meno ispirate, Lucio ha saputo esprimersi al meglio nel suo
guardare al futuro e a dipingerlo con vena ottimista come un contraltare
evolutivo del suo passato, quello del dopoguerra, della ricostruzione, del
boom, della sua precoce orfanitudine. E queste poche righe dicono davvero
un'inezia di quello che Lucio ha saputo dare alla musica italiana. Proviamo
a riassaporarlo attraverso questa hitlist che indegnamente ho provato a
comporre. Ciao, Lucio!