Succede poi che, come ogni anno, Fimi,
l'associazione fonografica italiana, dia la fotografia dei risultati
parziali delle vendite dei dischi in Italia; una sorta di fine di girone
di andata, che risente solitamente ancora delle grandi uscite della fine
dell'anno precedente, più o meno dei dischi usciti col Festival
di Sanremo (
quest'anno molto meno e non senza polemiche ) e di qualche outsider
figlio delle hits estive, spesso relegate a ricordi one shot. Tutto
questo in attesa dei numeri importanti che in genere la nuova tornata di
uscite autunnali porterà con se. Quest' anno accade anche che vengano
diramate notizie positive sullo stato delle cose, ovvero che la musica
registri un +7% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, cosa che
però ha del poco chiaro, vista la crisi, vista la riduzione data dalla
stessa Fimi dei numeri di copie necessarie ad ottenere i famigerati
dischi d'oro e di platino ( tra l'altro cosa accaduta solo in Italia )
e vista la drastica riduzione anche dei negozi di musica nelle grandi e
piccole città ( spariti totalmente dai paesi di provincia ) che non sono
certo stati rimpiazzati dai numeri delle vendite digitali (mnon certo
trascurabili ma comunque in calo del 18% ). Da dove arriva quindi quel
più? Esso è figlio dello streaming ( Youtube eSpotify su
tutti ) aumentati nel loro utilizzo rispettivamente del 72 e del 134%,
mentre la vendita dei cd, che rappresenta ancora oltre il 57% del
fatturato musica perde solo il 2% rispetto all'anno scorso ed è quindi
in calo contenuto ). La mescolanza di questi dati, in aggiunta al
positivo del settore vinili, porta a quel famigerato +7%. Ma allora cosa
non torna? Perchè gli addetti ai lavori non sprizzan gioia da tutti i
pori? Presto detto, perchè lo streaming non è ancora ne una fonte di
guadagno chiara per gli artisti e per la discografia, ne viene
conteggiato nelle vendite. In Usa, e dal 2014 anche in Uk, ad esempio,
ogni 100 visualizzazioni su Youtube, valgono una copia venduta e quindi
li si che ha un senso! Se quindi, come dovrebbe esser, separiamo i dati
streaming ( realmente non conteggiati ) da quelli di vendite fisiche e
digitali, anche quest'anno il mercato mostra segno rosso ed allora ecco
che i musi lunghi sono giustificati. Ad esempio in questa prima parte
del 2014 nessun album ( e non era mai accaduto ) ha superato le 100.000
copie di vendita, visto che al 1° posto si è piazzato quello dei
debuttanti Dear
Jack sfiorando
"solo" le 90.000 unità vendute, seguito da soli 3 album "platinati"
ovvero "Mondovisione"
di Ligabue (
giunto a 6 platini totali di cui 5 nel 2013 ), "Ghost
stories"
dei Coldplay e
"L'amore
comporta"
diBiagio
Antonacci.
Solo 11 poi gli album che seguono con una certificazione d'oro, di cui
però 4 ( Pausini, Mika, Giorgia ed
Elisa )
già ben oltre essendo usciti l'anno prima, lasciando solo ad un misero 7
il numero di album nuovi meritevoli secondo vendite di tale status,
ovvero Springsteen, Caparezza,
la giovane amica Iurato,
il lodevole Stromae,
Rocco
Hunt, Cremonini e Renga.
In totale 15 lavori 15, che hanno superato nel 2014 le 25.000 copie
vendute venendo certificati. Si fa presto a dire che ci siano anche tra
gli artisti più delusi che contenti. Cominciando dal Sanremo "radical
chic" ( termine che utilizziamo perchè tanto piace pur preferendo un più
banale "colto" ) di Fazio che
ha tradotto, dopo gli ascolti deludenti, in modesti anche i risultati
discografici degli artisti che vi hanno preso parte. Tranne Rocco Hunt,
vincitore dei giovani che può ritenersi soddisfatto dall'oro sia per
l'album che per il singolo, gli altri hanno ben poco di cui gioire. Tra
i big solo Francesco Renga è premiato, ma i suoi dati vendita confermano
comunque una disaffezione del pubblico, che finora ha risposto col 50%
in meno all'acquisto dei suoi lavori di maggior successo ( e parliamo di
5 anni fa non di vite ) . La vincitrice Arisa,
personaggio in ascesa notevole negli ultimi anni, si stima abbia messo
via poco più di 20.000 copie ma arrivare a 25.000 potrebbe esser più
complicato del solito, visti gli inesistenti risultati non solo
commerciali ma anche di airplay dei singoli successivi alla fortunata "Controvento",
che han fatto sprofondare l'album fuori dalla top 100. La simpatica
lucana chiede poi sulle sue pagine social di non appellare come "flop"
il suo lavoro ne quello dei colleghi ( Noemi18.000
copie; Moreno 22.000; Ferreri 7.000
copie stimate ), però con tutta la simpatia che la cantante ci fa ed i
giudizi oggettivamente positivi dati al suo album ed a quello di Noemi a
cui abbiamo lavorato recensendoli, i numeri non danno troppo adito ad
interpretazioni varie; sono tutti notevolmente più bassi dei loro
standards e con poche possibilità di recupero. Il resto di Sanremo è
stato addir poco nullo in termini di mercato, così come i reduci di X
Factor ( Michele Bravi circa 5.000 copie stimate ) e The Voyce
spariti, suora compresa, una settimana dopo la fine della trasmissione.
Nemmeno sul fronte internazionale si grida al miracolo, anzi in Italia
è un po' di anni che le cose vanno così tanto che gli anni 80 e 90
appaiono un miraggio. Il disco postumo di Michael
Jackson ha
fatto più rumore per le polemiche dei fratelli che per il mercato, Lana
Del Rey, Linkin
Park eAnastacia dopo
la buona partenza si sono sgonfiati in fretta, mentre le dive Mariah
Carey e Jennifer
Lopez, non
sono partite nemmeno. Il rap continua ad essere in salute anche se
trainato sempre dai nomi più importanti, salvo rivelazioni ( Fedez, Killa, Hunt )
; oggi èCaparezza,
ieri era Fibra,
magari l'anno prossimo sarà nuovamente lui, ma il resto dei nomi sembra
destinato più o meno ad un gruppo limitato di acquirenti che si aggira
intorno alle 30.000 copie ( vedi Salmo, Marracash, Nesli ),
fino ai nomi minori o in ascesa. Certo è però che il genere del momento
non può ovviare da solo allo stallo generale. Per il mercato dei singoli
poi, la questione streaming ha addirittura azzoppato le vendite
digitali; se infatti l'anno scorso un primo posto settimanale veleggiava
attorno ai 10.000 download, in questo 2014 rare volte si sono superati i
5.000. Ed allora che sia forse giusto iniziare anche da noi in Italia a
conteggiare per davvero lo streaming? Certo è che considerarlo nel
bilancio di settore ma non nelle vendite diventa solo uno specchietto
inutile da esibire.