C'è grande tristezza stamattina su Napoli, fa molto freddo ma non è lo
stesso freddo di qualche giorno fa, quando la neve l'ha stranamente ed
inaspettatamente imbiancata. E' un freddo diverso, è una sensazione non
fisica, ma più profonda. Non la scorgi guardando il Vesuvio incappucciato di
bianco che contrasta il mare battuto dai venti. E' come quando una lacrima
ti solca il viso mentre guardi un film commovente e seppur cerchi di
trattenerla, perché non è conveniente, proprio non riesci. Piange una città
intera perché la notizia che Pino Daniele non è più, è come un masso assurdo
il cui peso è insopportabile al momento.
Non è solo un nome altisonante dell'arte che va via, che è sempre cosa
grave, ma è una fotografia nitida di quello che i napoletani sono,
compreso chi vi scrive, che sbiadisce all'improvviso. Non sbiadisce
ovviamente la sua musica, che è fortunatamente li, scritta, indelebile e
base per chiunque voglia attingere a questa meravigliosa arte, ma lo fa
quel pensiero che un suo figlio potesse regalare nuovamente un altro
racconto in note, un'altra istantanea da attaccare li, pezzo di puzzle
per completare un quadro che appare sempre interminabile; perchè Napoli
è difficilissima da raccontare, non la si bolla con poche parole, non si
può contenere in pochi versi tanta bellezza, tanta poesia per gli occhi
e al contempo tanto disagio e passione, vita e sregolatezza, chiassose
risate e pianti sommessi, teatralità e canzone, tanta furbizia, tanta
arte, quella vera e quella di arrangiarsi che pur arte è. Pino tanto
colore ha portato a questa mai completa composizione e le tinte da lui
usate sono tra le più scintillanti, caleidoscopio rappresentativo
proprio di gran parte di quelle sfaccettature che intarsiano questa
città ed i due milioni di anime che con lei pulsano. "Terra mia", "Alleria",
"'Na tazzulell 'e cafè" , "Chi ten 'o mare", "Quanno chiove" , "Tutta
nata storia" e su tutte la stratosferica "Napule è" , sono solo una
minima parte di titoli che si potrebbero sciolinare per descriverne la
grandezza artistica, ma è ingiustizia profonda poterne citare solo
alcuni. Ed allora la lacrima per un momento viene cancellata da un
sorriso; è la consapevolezza di aver potuto ascoltare cotanta bellezza,
a cui non senza qualche diffidenza iniziale tutta l'Italia s'è inchinata
rendendogli posto d'onore tra i troni della musica. E quel trono è
visibile nei tanti messaggi di cordoglio dei colleghi, tanti amici, che
di te Pino si son beati , chi dell'amicizia, chi dell'aiuto artistico,
chi di un vezzeggiativo affibbiatogli, che solo un napoletano sa sempre
trovare per rendere più personale un rapporto. Lacrime d'arte, lacrime
comuni, tante lacrime in terra Pinù, come in tanti ti chiamavano, che
varranno adesso però gli applausi degli angeli.